Notturno 08: Candela
sabato, dicembre 02, 2006
Una candela… Perché mi fermo interi minuti a guardarla? Cos’è che continuo a cercare nella sua fiamma? Quello che voglio non c’é.
Il passato non ritornerà, né lo faranno profumi e carezze, e quel fuoco che sentivi sulla pelle e dentro gli occhi.
Parole ed emozioni, il fremito dei sentimenti quando sono ancora nuovi e le speranze incantate da concetti come “eternità” o “per sempre”: tutto incatenato ad un tempo morto e perduto. Una vita nella vita, caduta per sempre fuori portata; e cosa resta? Ricordi sbiaditi ed ombre di vecchi sorrisi. Suoni ovattati e poche frasi di una voce che non ricordi.
Quello che invece ricordi è che tutto era diverso; l’estate era più soleggiata, i colori più forti e la musica più coinvolgente, gli sguardi erano più emozionanti e d’inverno la pioggia, vista dal vetro, poteva cambiarti il pomeriggio.
E le lacrime… anche le lacrime, sul cuscino, avevano un altro sapore.
Tutto stava già scivolando nell’abisso mentre eri impegnato a vivere quello che sembrava non potesse finire mai. Ed è stato un processo così rapido e silenzioso che ti sei accorto di cosa avevi perso solamente la prima volta che ti sei voltato a guardare indietro.
Prima no, prima si guarda soltanto avanti.
Ed ora è troppo tardi… Alle tue spalle quelle luci sono lontane.
Tenui chiarori in fondo ad un corridoio spento.
Era un fuoco incandescente ed inesauribile, capace di bruciare sull’acqua e scottarti la pelle.
Quello che resta è un tepore lieve e triste, una singola fiamma che ha paura del vento.
Una candela…
E continua a morire.
Il passato non ritornerà, né lo faranno profumi e carezze, e quel fuoco che sentivi sulla pelle e dentro gli occhi.
Parole ed emozioni, il fremito dei sentimenti quando sono ancora nuovi e le speranze incantate da concetti come “eternità” o “per sempre”: tutto incatenato ad un tempo morto e perduto. Una vita nella vita, caduta per sempre fuori portata; e cosa resta? Ricordi sbiaditi ed ombre di vecchi sorrisi. Suoni ovattati e poche frasi di una voce che non ricordi.
Quello che invece ricordi è che tutto era diverso; l’estate era più soleggiata, i colori più forti e la musica più coinvolgente, gli sguardi erano più emozionanti e d’inverno la pioggia, vista dal vetro, poteva cambiarti il pomeriggio.
E le lacrime… anche le lacrime, sul cuscino, avevano un altro sapore.
Tutto stava già scivolando nell’abisso mentre eri impegnato a vivere quello che sembrava non potesse finire mai. Ed è stato un processo così rapido e silenzioso che ti sei accorto di cosa avevi perso solamente la prima volta che ti sei voltato a guardare indietro.
Prima no, prima si guarda soltanto avanti.
Ed ora è troppo tardi… Alle tue spalle quelle luci sono lontane.
Tenui chiarori in fondo ad un corridoio spento.
Era un fuoco incandescente ed inesauribile, capace di bruciare sull’acqua e scottarti la pelle.
Quello che resta è un tepore lieve e triste, una singola fiamma che ha paura del vento.
Una candela…
E continua a morire.
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