Notturno 14: Catene
lunedì, aprile 07, 2008
Era da circa un mese che non suonavo il piano. L’umore era differente, nervoso, non compatibile… Ma non questa sera, no. Ho suonato tutte le canzoni che avevo scritto per lei, l’estate di due anni fa. Le ho suonate, nell’ordine, e poi di nuovo, da capo, una, due, tre volte… Poi ho perso il conto. Comunque più di dieci. Ed i ricordi riaffioravano lenti, calmi, come rose ondeggianti sulle onde del mare, portate a me dalla corrente.
Ed ho continuato a suonare: nuovi accordi, nuove note, una melodia differente.
Una nuova canzone.
Ancora per lei, nonostante avessi deciso che non le avrei più fatto questo dono.
Ancora per lei, che queste note non le ascolterà mai lasciandole senza scopo, sospese nell’aria, in un limbo di sentimenti indefiniti ed indefinibili.
Ancora per lei, che la mia parte razionale ha sentenziato non meritevole di lodi e gratificazioni.
E, come se non bastasse, alle note sono seguite le parole: rapide, gettate veloci su carta come se dovessi scagliare fuori da me il loro peso.
E continuiamo così, nel masochismo cieco.
Continuiamo a dare premi a chi ci ha ucciso.
I tuoi capelli come catene ai polsi,
intrecciati di anelli bruni e rossi,
lunghi e leggeri oltre l’orizzonte
fin dove sei, lontana ed altrove,
vincendo nel tuo gioco di burattinaia
anche dopo avermi dimenticato.
E continui a muovermi, indifferente,
innocente ed inconsapevole, sei tu.
Nel tuo velluto rosso da regina,
vivi nei miei ricordi e nel mio sentire
tra melodie alte e ghirlande di fiori,
incolpevole musa di aspre memorie.
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